Cattivissimo me 3 – Recensione

Per Gru è un brutto periodo: l’ennesima fuga del cattivissimo Balthazar Bratt gli costa il posto alla Lega Anti Cattivi e, insieme alla moglie Lucy, deve riorganizzare la propria vita per sbarcare il lunario e garantire un futuro alle tre figliolette Margo, Edith e Agnes. Come un fulmine a ciel sereno, scopre di avere un fratello gemello di cui ingorava l’esistenza: il biondo Dru era stato affidato al padre dopo la separazione dai genitori e, diventato erede dell’armamentario del cattivissimo papà, decide di ricontattare il fratello per utilizzarlo insieme.

“Cattivissimo me 3” è un tuffo negli anni Ottanta, a partire dalla colonna sonora fino al villain di turno, Balthazar Bratt (doppiato da Paolo Ruffini, nella versione originale ha la voce di Sasha Baron Cohen). Look da videoclip, con le scarpe da ginnastica ai piedi, le spalline imbottite e l’immancabile mangianastri sulle spalle: la sua arma micidiale è una Big Babol e balla sulle note di “Bad” di Michael Jackson. Ballano e cantano al karaoke anche gli irresistibili Minions, qui in versione galeotti in fuga, mentre la piccola Agnes dà la caccia agli unicorni, “inseguita” da Lucy (con la voce di Arisa), un po’ in difficoltà nel ruolo di mamma. Il protagonista comunque è Gru (doppiato da Max Giusti): il cattivissimo meno cattivo della storia, che “resiste” – ma non troppo – alla tentazione di essere cattivo per amore della moglie e delle figlie, nonostante quel passato che ritorna prepotentemente alla ribalta e rimette in discussione le sue certezze. L’happy end è inevitabile, come negli altri film della saga, ma il divertimento di grandi e piccini è assicurato.

Monica Scillia