Al Bellini di Catania, la Fedora “non facciamola morire”

dig

Risale al novembre 1898 la prima rappresentazione di Fedora, opera lirica in tre atti di Umberto Giordano su libretto di Arturo Colautti. Anticipò di poco più di un anno il debutto della Tosca di Puccini, che avvenne nel gennaio del 1900. E non è un caso se molti considerano Fedora una sorta di antesignana di Tosca: i due personaggi sono stati infatti spesso associati per il destino simile a cui vanno incontro.

La Fedora di Giordano è un’opera complessa e articolata, diremmo anche un po’ ostica per una certa parte di pubblico. Anche per questo, la sua programmazione all’interno della nuova stagione del Teatro Massimo Bellini di Catania, subito dopo Il Flauto Magico di Mozart (tornato sulla scena catanese dopo circa vent’anni di assenza), costituisce una scelta senz’altro raffinata e coraggiosa.
La vicenda è ambientata alla fine del XIX secolo e si svolge in tre luoghi diversi, uno per ogni atto: San Pietroburgo nel primo; Parigi nel secondo; la Svizzera nel terzo. La protagonista, la principessa Fedora Romazov, è promessa sposa al conte Vladimiro Andrejevich. Quest’ultimo, tuttavia, viene tragicamente ucciso poco prima del matrimonio dal conte Loris Ipanov, sospettato di essere simpatizzante del movimento nichilista. La donna, in preda alla sete di vendetta, denuncia tutti i parenti dell’assassino, ma scoprirà subito dopo che l’atto estremo compiuto dall’uomo era stato dettato solo dalla volontà di difendere il proprio onore, e questo la farà innamorare di lui. Tuttavia il danno è fatto: Loris scoprirà la macchinazione di Fedora la quale, avvelenatasi per disperazione, spirerà tra le braccia dell’amato.

Ed è proprio su questo tragico epilogo che si verifica la novità più sorprendente della versione ospitata al Bellini in questi giorni, per la regia di Salvo Piro. Pochi istanti dopo la morte scenica della protagonista, il pubblico ha visto issare sul palco un cartello recitante “NON FACCIAMOLA MORIRE”. A quel punto è comparsa l’attrice Manuela Ventura, alla quale è stato affidato un messaggio di appello per il teatro, insospettabilmente in crisi per una carenza di fondi assai preoccupante. L’ambiguità del messaggio allontana così il contesto storico e si ancora prepotentemente alla realtà su un doppio livello, sia echeggiando il tema della difesa della donna, sia coniugando la voce femminile della scritta: ecco che non facciamola morire può riferirsi all’arte, alla cultura, alla lirica. Ma anche solo, in maniera più nobile e poetica, alla bellezza.

Lo spettacolo sarà replicato fino a martedì 24 marzo: non è davvero il caso di perderselo.

Personaggi e interpreti

Principessa Fedora Romazov – Ira Bertman / Elena Rossi (19, 21, 23 marzo)
Contessa Olga Sukarev – Anastasia Bartoli
Il Conte Loris Ipanov – Sergey Polyakov / Ragaa Eldin (19, 21, 23 marzo)
De Siriex – Ionut Pascu
Dimitri – Sonia Fortunato
Un piccolo savoiardo – Sabrina Messina
Desiré – Andrea Bianchi
Il Barone Rouvel – Riccardo Palazzo
Cirillo – Angelo Nardinocchi
Borov – Gianluca Tumino
Grech – Dante Roberto Muro
Lorek – Salvo Di Salvo
Nicola – Gianluca Tumino
Sergio – Riccardo Palazzo
Boleslao Lazinski – Valerio Severino
Ivan – Sebastiano Sicurezza
La pianista – Paola Selvaggio

Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini

Direttore – Gennaro Cappabianca
Maestro del coro – Luigi Petrozziello
Regia – Salvo Piro
Scene e costumi – Alfredo Troisi
Assistente alla regia – Salvo Disca
Allestimento scenico del Teatro “Umberto Giordano” di Foggia.

 

Gianluca Grisolia