Boy Erased – Vite cancellate – Recensione
Jared (Lucas Hedges) è un giovane brillante, bello, bravo negli sport e molto popolare nella sua scuola superiore in Arkansas, figlio di Marshall Eamons, un predicatore laico che gestisce una concessionaria di auto (Russell Crowe), e della casalinga Nancy (Nicole Kidman). Dopo una violenza subita al college da parte di un altro studente, è confuso e in conflitto con se stesso: si confida con i propri genitori, confessando quello che gli è accaduto e dichiarando la propria sessualità, ma i due si rifiutano di ascoltare la storia e lo spediscono a “Love in Action“, un campo cristiano di “conversione” per gli omosessuali, gestito dal manipolatore Victor Sykes (interpretato dal regista del film, Joel Edgerton). Qui Jared conosce altri ragazzi che, come lui, sono stati costretti dai genitori a frequentare la comunità di recupero, tra cui Jon (Xavier Dolan) e il freddo cinico Gary (Troye Sivan).
Basato sul libro di memorie dello scrittore e accademico Garrard Conley, “Boy Erased – Vite cancellate” – diretto e sceneggiato dall’australiano Joel Edgerton, al suo secondo lungometraggio come regista – non ha la comicità e la leggerezza di un’altra pellicola che ha affrontato il tema dei campi di conversione per gli omosessuali, “La diseducazione di Cameron Post” di Desiree Akhavan, ma come quest’ultima mostra – con una narrazione più o meno prevedibile – quanto l’omofobia abbia conseguenze distruttive sulla vita delle persone sottoposte ad abusi emotivi e a vessazioni.
L’interpretazione di Lucas Hedges è delicata e sfumata: da un lato, il ragazzo vuole davvero riconquistare il rispetto e l’affetto di suo padre. Dall’altro, è sconvolto dai metodi di Sykes, non vuole vergognarsi della propria sessualità, è troppo brillante per prendere sul serio i sermoni di suo padre sull’inferno. Riesce a passare dalla tenerezza mostrata quando trascorre la notte con uno studente viennese incontrato a una mostra d’arte alla rabbia cieca che lo porta a scagliare una pietra su una pubblicità raffigurante un modello maschile senza camicia. Molto toccante la performance di Nicole Kidman nei panni di una madre amorevole, mossa dal disperato desiderio di aiutare suo figlio, ma troppo succube del marito. Il cuore pulsante del film è proprio in questa relazione madre-figlio, nella speranza che l’amore possa trascendere il pregiudizio. Anche Russell Crowe è molto commovente nei panni di un padre che ama suo figlio, ma non riesce a superare il proprio bigottismo.
Monica Scillia