Cinquanta sfumature di nero – Recensione

Ana (Dakota Johnson) e Christian (Jamie Dornan) si ritrovano dopo una brusca rottura e decidono di ritornare insieme, stabilendo nuove regole, ma ben presto lei sarà costretta a lottare contro le ex di Christian che tenteranno di riconquistarlo, mentre lui cercherà di superare i traumi dovuti alla sua infanzia infelice.

Dalla verginella sprovveduta che abbiamo conosciuto in “Cinquanta sfumature di grigio”, in “Cinquanta sfumature di nero” – il secondo capitolo tratto della saga tratta dai libri di E.L. James – Ana si trasforma in fidanzata risoluta, mentre Christian il dominatore diventa il classico “uomo zerbino”, fragile e insicuro. Dopo le critiche ricevute per il primo film, Sam Taylor-Johnson è stata sostituita alla regia con il James Foley di “House of Cards”, ma il risultato non cambia: di nero questa pellicola non ha proprio nulla, anzi, strappa più di una risata per i dialoghi poco credibili e la sceneggiatura quasi surreale. Se nel primo film della saga il sesso faceva capolino solo dopo un’ora, “Cinquanta sfumature di nero” si conferma come il capitolo più hot della trilogia, anche se le scene – con tanto di sottofondo musicale a tema – sembrano quelle di un porno-soft anni Settanta, tra sculacciate impacciate e posizioni poco originali. Il ruolo delle due donne che tentano di insinuarsi nella coppia è praticamente inesistente, con una poco credibile Kim Basinger (nei panni di Elena Lincoln, la ‘Mrs. Robinson’ che ha iniziato Christian al sesso sadomaso) e una derelitta Bella “Leila” Heathcote, ex sottomessa di Christian, che regala l’unico sussulto del film. Per non parlare di Jack Hyde (interpretato da Eric Johnson), capo di Anastasia, che del villain non ha proprio niente (per ora). Restiamo in attesa del terzo capitolo.

Monica Scillia