“Finché c’è prosecco c‘è speranza” in anteprima ad Alice e dal 31 ottobre al cinema

K+ presenta “Finché c’è prosecco c‘è speranza“, un film di Antonio Padovan, tratto dall’omonimo romanzo di Fulvio Ervas edito da Marcos y Marcos, con Giuseppe Battiston, Teco Celio, Liz Solari, Roberto Citran, Silvia D’Amico, Babak Karimi, Gisella Burinato, con la partecipazione di  Rade Serbedzija, distribuito da Parthénos. Il film uscirà nelle sale il 31 ottobre e presentato in anteprima ad “Alice nella Città“.

Campagna veneta, colline del Prosecco. Una serie di omicidi e, unico indiziato, un morto: il conte Desiderio Ancillotto, grande vignaiolo che pare essersi tolto la vita inscenando un improvviso e teatrale suicidio. Un caso apparentemente impossibile per il neo-ispettore Stucky, metà persiano e metà veneziano: appena promosso, impacciato ma pieno di talento, per risolvere il caso deve fare i conti con le proprie paure e un passato ingombrante.

Sullo sfondo, tra i filari, una battaglia per la difesa del territorio e delle bollicine che anima bottai, osti, confraternite di saggi bevitori: Stucky intuisce presto che la soluzione dei delitti passa attraverso il modo di vedere la vita, e la vite, del conte Ancilotto. E che nella sua cantina, tra vetro e sughero, alcol e lieviti addormentati, si agita un mondo che non vuole scomparire ma, al contrario, rivendica un futuro.

Dopo aver passato un terzo della mia vita a New York, Stucky ​​- l’ispettore nato dalla frizzante immaginazione di Fulvio Ervas, e nei cui occhi Giuseppe Battiston ha riversato un oceano di emozioni –  ha spiegato il regista Padovan – è venuto a prendermi e mi ha riportato alla mia terra: un piccolo arcipelago di dolci rilievi trapuntati di vigne che si sta trasformando velocemente in un frenetico luna park eno-finanziario: Proseccolandia. Finché c’è prosecco c’è speranza vuole essere è un giallo ma al tempo stesso un modo per puntare la lente d’ingrandimento su una realtà geografica poco esplorata dal cinema Italiano. È un’indagine impregnata di riflessioni sul futuro che vogliamo. Un inno all’andare piano, assaporando la vita. Un ritratto di un territorio ingarbugliato tra progresso e tradizione, tra eccellenze a vergogne. Una lettera d’amore. Autentica”.

“Da anni cercavamo un progetto che sapesse celebrare il Veneto e le sue bellezze con una storia avvincente e senza ipocrisia. Quando abbiamo avuto per le mani la prima stesura della sceneggiatura non abbiamo esitato un attimo e abbiamo raccolto subito la sfida. Una sfida affrontata con tenacia e senza scendere a compromessi, una sfida subito condivisa dalla Treviso Film Commissione e sostenuta dalla partecipazione di Privati ed Aziende Venete, innamorate della cultura e del rispetto del territorio. Una sfida vinta grazie ad una troupe artistica e tecnica d’eccellenza, che ha richiamato “a casa” i professionisti veneti del Cinema. Un film venuto dal cuore e dal desiderio di raccontare noi stessi e le nostre radici, seguendo il motto del conte: meglio meno, ma meglio“, ha detto Nicola Fedrigoni di K+.