Il diritto di contare – Recensione

John Glenn è il primo astronauta americano a fare un’orbita completa della Terra: pochi sanno, però, che a occuparsi dei calcoli matematici che furono necessari alla Nasa per organizzare la spedizione nello spazio fu la matematica Katherine Johnson (Taraji P. Henson), una donna di colore che, insieme alle amiche e colleghe Mary Jackson (Janelle Monáe) e Dorothy Vaughan (Octavia Spencer), sfidò i pregiudizi sessisti e razziali per realizzare i propri sogni.
Quando si tratta di film storici con protagoniste menti brillanti, in particolare nelle scienze, in genere ci si aspetta una storia “egocentrica”, come ad esempio in “A Beautiful Mind” o ne “La teoria del tutto”. “Il diritto di contare”, diretto da Theodore Melfi e basato sul libro “Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race”, pur basandosi sulla storia della Johnson, invece riesce a essere corale – tanto da aver ricevuto il premio per il Miglior cast assegnato dal SAG, il sindacato degli attori – e le tre attrici sono credibili e brillanti.

Il film celebra coraggio individuale, ma anche il modo in cui i suoi personaggi costantemente cercano di rialzare gli altri e di sentirsi parte di una comunità. Magari non è il film dell’anno, ma “Il diritto di contare” è un buon film, capace di rendere tributo ad alcune delle protagoniste della storia della “corsa allo Spazio” che sono rimaste nell’ombra fin troppo a lungo.

Monica Scillia