Il mistero della casa del tempo – Recensione

Misteri, segreti, incantesimi ed episodi bizzarri. Nella casa di zio Jonathan può succedere e succede davvero di tutto, e lo impara velocemente il piccolo Lewis Barnavelt (Owen Vaccaro), ragazzino di 10 anni che si trasferisce a vivere nella casa vecchia e scricchiolante dell’eccentrico zio (Jack Black), dopo la morte dei genitori. Una dimora strana, tetra e misteriosa, ma allo stesso tempo buffa e popolata da oggetti animati. In questa casa, infestata agli occhi degli altri, si nasconde un segreto che si rivelerà quando Lewis scoprirà che suo zio e la sua migliore amica Mrs Zimmerman (Cate Blanchett) sono due maghi, presto costretti a coinvolgerlo nella loro missione segreta: trovare e scoprire il significato del ticchettio di un orologio nascosto nelle mura della casa.

Con le sue atmosfere alla “Casper” e le immagini fantasy che rimandano direttamente al libro da cui è tratto il film, la gothic novel di John Bellairs, “The house with a clock in its walls”, del 1973, “Il mistero della casa del tempo” riporta, involontariamente o forse no, anche lo spettatore indietro nel tempo. Un film per ragazzi, certo, ma lontano dai ritmi e dai personaggi della maggior parte dei cartoni di oggi. Dalle avventure che tolgono il fiato e coinvolgono lo spettatore con un ritmo serrato, al percorso di formazione del piccolo Lewis, “Il mistero della casa del tempo” sarà apprezzato più dagli over 30, richiamando una serie di meccanismi tipici dei film per ragazzi degli anni ’80 e ’90, e innescando quell’effetto sorpresa cui non si era più abituati. Dalla sorpresa alla malinconia, poi, il passo è breve, ma le avventure di Lewis, accanto a un azzeccato Jack Black nei panni dello zio impacciato e di una Cate Blanchet, di ghiaccio e cinica solo nelle apparenze, si candidano a diventare “un classico” di Halloween.

Lo stesso regista Eli Roth, che nella pellicola si ritaglia un piccolo cameo, come da tradizione, ha spiegato: “Era da tanto che volevo fare un film del genere. I film spaventosi per bambini sembrano un genere perduto, oggi”. Ed ecco l’esperienza ritrovata, grazie a un regista che ci aveva abituato a tutto altro genere di horror (“Cabin Fever”, “Hostel”): “E’ come passare attraverso una casa infestata dai fantasmi, divertente e spaventosa. È divertente. Ti viene da ridere, e ridi. È spaventoso. Fa paura, ma è bello, bello da vedere, esci e pensi ‘Devo farlo di nuovo’, perché sai che non avrai incubi”. Ebbene sì, “Il mistero della casa del tempo” è come un viaggio nella casa dei fantasmi al luna park, e per questo lo apprezzerà soprattutto chi di quel luna park ha un po’ nostalgia.

Sonia Arpaia