L’uomo sul treno – Recensione

Dopo una pessima giornata al lavoro e una birra con un amico (Patrick Wilson), Michael McCauley (Liam Neeson) prende il treno per tornare a casa, nei sobborghi di New York: il solito viaggio che lo riporta in periferia si rivela meno noioso del solito quando un’affascinante sconosciuta (Vera Farmiga) gli offre 100mila dollari per trovare un passeggero misterioso che non dovrebbe trovarsi tra i pendolari che frequentano abitualmente il treno e che ha con sé un oggetto rubato. Michael è scettico, ma i soldi effettivamente gli farebbero comodo: inizia la sua ricerca, senza rendersi inizialmente conto di essersi infilato in una storia che mette in pericolo se stesso, la propria famiglia e tutti i passeggeri del treno.

Atmosfere misteriose che richiamano “Assassinio sull’Orient-Express” e sequenze adrenaliniche alla “Speed”: “L’uomo sul treno”, il thriller del regista Jaume Collet-Serra – che torna a collaborare con Liam Neeson dopo “Unknown”, “Non-Stop” e “Run All Night – Una notte per sopravvivere” – scorre veloce, con movimenti di macchina che incollano lo spettatore alle spalle del protagonista, un uomo dall’etica molto forte, ma disposto a sporcarsi le mani per salvare la propria famiglia. Neeson ormai si trova perfettamente a suo agio nei panni dell’eroe “normale”; più defilati, ma non meno coinvolgenti, i personaggi interpretati da Vera Farmiga e Patrick Wilson, che si mostra particolarmente versatile. La sceneggiatura di Byron Willinger e Philip de Blasi inizialmente tradisce una chiara ispirazione “hitchcockiana” – un uomo comune che viene chiamato ad affrontare situazioni straordinarie – e una costruzione dei personaggi, molto diversi e particolari, che ricorda i “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie, ma si dipana attraversando praticamente tutti i generi cinematografici, dalla spy story al thriller psicologico, per arrivare ai fuochi d’artificio tipici del film d’azione. È proprio quest’ultima la parte quella in cui la pellicola “deraglia”: se fosse rimasto nei binari, rinunciando alle scene d’azione più spettacolari, probabilmente sarebbe risultato più realistico e convincente.