Manchester By The Sea – Recensione

Le sei candidature agli Oscar, oltre ai numerosi riconoscimenti delle ultime settimane, dai Golden Globes ai BAFTA, non hanno che confermato quello che critica e spettatori avevano già potuto apprezzare nell’ottobre scorso, alla Festa del Cinema di Roma. “Manchester By The Sea”, terza pellicola diretta dall’americano Kenneth Lonergan, è un film drammatico, struggente, che tocca il cuore, ma senza urlare mai il dolore. Casey Affleck non esaspera il suo solitario e cupo Lee Chandler: il suo dramma è sempre evidente, nei suoi occhi, nei suoi silenzi, da quando dal seminterrato di Boston dove vive è costretto a tornare nella sua cittadina d’origine, sulla costa, a causa della morte del fratello Joe. Lee scopre di essere stato nominato tutore del nipote Patrick, il figlio adolescente di Joe, e viene travolto da una serie di “adempimenti”, dalle pratiche della sepoltura ai doveri da genitore, che lo costringono a confrontarsi di nuovo con il suo dramma.

I flashback della sua vita precedente, l’incontro con la ex moglie Randy (Michelle Williams), il confronto costante con la vecchia comunità da cui era fuggito: il ricordo della tragedia è sempre più vivo, intenso nella mente di Lee, e non pensare per lui diventa impossibile. Kenneth Lonergan, grazie all’interpretazione di un Casey Affleck intenso ed emozionate, e a una struggente Michelle Williams, riesce a raccontare l’indicibile con delicatezza, senza mai esagerare. Anche la scelta dell’ambientazione, le coste settentrionali del Massachusetts, con le acque profonde e il clima inospitale, è azzeccatissima e si sposa con lo stato d’animo dei protagonisti. La speranza di riemergere da quelle gelide acque sta tutta nella gioventù di Patrick (Lucas Hedges), nella sua riscoperta dei sentimenti e nella ricerca di una strada per il futuro. “Manchester By The Sea” racconta il dramma attraverso l’autenticità e l’umanità dei suoi personaggi, senza mai diventare monotono o banale. Un film essenziale, emozionante, in un perfetto equilibrio tra dramma e ironia.

Sonia Arpaia