Scary stories to tell in the dark – Recensione

«Esistono due tipi di film horror. I primi sono quelli che spaventano la tua anima. Ma poi ci sono film horror che sono come un giro sulle montagne russe. Divertenti ed emozionanti, ma che alla fine hanno uno spirito umanistico». Il premio Oscar Guillermo Del Toro descrive così “Scary stories to tell in the dark”, l’ horror tratto dall’iconica serie di libri di Alvin Schwartz, sceneggiata dall’autore messicano e diretta dal regista André Øvredal.

E’ il 1968 nella cittadina di Mill Valley, lontana dai disordini dei grandi centri urbani ma comunque coinvolta dallo spettro della guerra del Vietnam. Durante la notte di Halloween, Stella (Zoe Colletti), Ramon (Michael Garza), Chuck (Austin Zajur) e Auggie (Gabriel Rush) osano esplorare l’inquietante casa infestata della loro città, di proprietà della famiglia Bellows. Qui viveva Sarah Bellows (Kathleen Pollard), una ragazza che cela terribili segreti e che ha scritto un libro di storie spaventose. I racconti prendono vita davanti al gruppo di amici, diventati loro malgrado i protagonisti del libro (non sono i personaggi a leggere il libro, ma è “il libro che legge te”).  Uno ad uno, si ritrovano a vivere le storie che Sarah sceglie di raccontare e infine saranno chiamati a risolvere il mistero che avvolge le persone scomparse dalla cittadina.

Dato che i quattro protagonisti sono fan del genere, in “Scary stories to tell in the dark” le citazioni si sprecano, dai poster di Bela Lugosi al drive-in che trasmette “La notte dei morti viventi”, uscito proprio nel 1968. Più sfumati invece i temi “sociali”, dalla guerra del Vietnam al razzismo. Godibile e lineare, “Scary stories to tell in the dark” è un horror che diverte senza troppe pretese:  è un film chiaramente destinato a un pubblico di adolescenti: non assisteremo a scene splatter o violente, anzi.

Sulla carta, “Scary stories to tell in the dark” ha tutti gli ingredienti dell’horror – Halloween, lo spaventapasseri, la casa infestata, un libro maledetto – ma nella trasposizione sul grande schermo si concretizza in una storia (con chiare sfumature dell’orrore) che mette al centro soprattutto l’amicizia tra ragazzi, sulla scia di opere come “IT” o come la serie “Stranger Things”.  I salti sulla sedia sono riservati alle spaventose creature descritte da Schwartz nella sua antologia, che hanno ispirato anche Del Toro (e che sono state magistralmente realizzate da professionisti del trucco prostetico). E’ questo uno dei pochi aspetti in cui si riconosce la mano del regista messicano, mentre molto poco si può dire della regia affidata a André Øvredal. Anche se il cast non annovera nomi di rilievo, le interpretazioni dei quattro protagonisti risultano molto convincenti, soprattutto quella della giovane Zoe Colletti.

Monica Scillia