Ammore e malavita – Recensione
Ciro (Giampaolo Morelli) e Rosario (Raiz) sono cresciuti insieme e sono stati addestrati a proteggere il boss don Vincenzo (Carlo Buccirosso) che, dopo anni passati a gestire gli affari, decide di ritirarsi: la moglie Maria (Claudia Gerini), appassionata di cinema, architetta un piano per inscenare la sua morte, ma l’infermiera Fatima (Serena Rossi) si trova al posto sbagliato al momento sbagliato. Ciro deve toglierla di mezzo, ma scopre che si tratta del suo primo amore, mai dimenticato.
“Ammore e malavita” dei Manetti Bros., presentato in corso alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia, coniuga insieme due must partenopei, la sceneggiata e il gusto per le battute (“È comm’ a pummarola n’gopp i spaghett a vongole: nun val nu cazz”, pronunciata da Morelli, è esilarante). Infarcito di citazioni cinematografiche anni Ottanta e Novanta (dalla versione napoletana del theme di “Flashdance” alla Delorean di “Ritorno al futuro”). A questi ingredienti si aggiunge un pizzico di poliziottesco anni Settanta, preso in prestito dall’Ispettore Coliandro e diretto proprio dai Manetti Bros. La tv torna anche nel crossover con la serie “Gomorra”, girata a Scampia dove viene organizzato un tour per turisti americani in cerca di “emozioni forti”, e con il cameo di Patrizio Rispo, colonna portante di “Un posto al sole”, alle prese con l’inconfondibile accento di Torre Annunziata. Chiamarlo il “La La Land” partenopeo è riduttivo: “Ammore e malavita” è un caleidoscopio di generi diversi, un musical condito da melodie accattivanti e testi esilaranti, ma soprattutto una commedia dal cast perfetto. Claudia Gerini è la vera scoperta: look da Madonna (la popstar, non quell’altra), accento napoletano perfetto e scintille con il partner Carlo Buccirosso. Forte alchimia anche tra la talentuosa Serena Rossi e il rude Giampaolo Morelli, ma anche Raiz – cantante degli Almamegretta dal 1991 – è perfetto nella parte della “tigre” del boss.
Monica Scillia