Escobar – Il fascino del male – Recensione

La carriera criminale di Pablo Escobar (Javier Bardem), dall’inizio degli anni Ottanta fino alla morte nel 1993, raccontata attraverso lo sguardo della giornalista Virginia Vallejo (Penélope Cruz) che, dopo essere stata a lungo la sua amante, decise di collaborare con gli Stati Uniti favorendo la sua cattura: terza collaborazione sul grande schermo per gli attori spagnoli premio Oscar, ma in “Escobar – Il fascino del male”  di Fernando León De Aranoa è la prima volta che Penélope Cruz e Javier Bardem lavorano insieme come coppia. L’intesa tra i due è palpabile: la pellicola – basata sul libro scritto da Virginia Vallejo, “Loving Pablo, Hating Escobar” – mostra una complicata storia d’amore piena di contraddizioni, che porta a galla il lato mostruoso delle loro personalità. Escobar e la Vallejo si conoscono quando Pablo è deciso a scendere in politica per evitare l’approvazione del trattato di estradizione tra la Colombia e gli Stati Uniti: grazie alla loro relazione e al lavoro di Virginia, che gli insegna come affascinare il pubblico e come trattare con la stampa, il narcotrafficante diventa presto un personaggio molto potente. In lei, Pablo sembra trovare qualcuno con cui poter parlare delle sue idee più intime e delle sue ambizioni: per lui, niente era abbastanza e, quando la sua smania di potere lo trascina a fondo, anche la Vallejo rischia la vita e si convince a collaborare alla sua cattura.

“Escobar – Il fascino del male”: una mostruosa storia d’amore

“Escobar – Il fascino del male” è l’ennesima pellicola in ordine di tempo, dopo innumerevoli film e serie tv, tra cui quella di Netflix: si vede che Bardem – che ha accettato di prestare voce, “panza” e capelli a Pablo dopo diversi anni di approfondimento del personaggio – ha studiato,  ma la sua interpretazione non aggiunge niente rispetto a quelle dei suoi predecessori (tra i migliori, il Wagner Moura di “Narcos” e il Benicio Del Toro di “Escobar: Paradise Lost”). Su questo personaggio si è detto veramente tutto e questa pellicola purtroppo non riesce a sviluppare l’unico spunto originale, la narrazione affidata all’amante di Pablo, e il rapporto tra i due che viene ridicolizzato a banale storiella di corna. Nonostante questo, Penélope Cruz conferma di essere una spanna sopra tutti gli altri, soprattutto nelle scene in cui mostra la banalità del male della Vallejo, una donna ambiziosa ma anche molto ingenua, sempre bisognosa della protezione di un uomo, fino a strisciare ai piedi del quasi invisibile Peter Sarsgaard, l’agente della DEA che le offre una via di fuga. “Escobar – Il fascino del male” mostra alcuni momenti molto intimi della vita dei due protagonisti, ma senza soffermarsi troppo: nonostante la scenografia e i costumi contribuiscano a calare lo spettatore nella Colombia degli anni Ottanta-Novanta, si fa fatica ad entrare in contatto realmente con i personaggi e la pellicola sembra un accozzaglia di eventi che si dipanano troppo velocemente.

Monica Scillia