Halloween – Recensione

Da 40 anni, Laurie Strode (Jamie Lee Curtis) si prepara per il ritorno di Michael Myers (Nick Castle), lo psicopatico che ha massacrato i suoi amici durante la notte di Halloween del 1978: per tutti quegli anni, è rimasta chiusa in casa, addestrando la figlia Karen (Judy Greer) a difendersi nel momento dall’inevitabile ricomparsa del mostro. Myers viene trasferito dall’ospedale psichiatrico di Smith’s Grove e trova il modo di scappare e raggiunge Haddonfield per terminare il suo lavoro: Laurie dovrà affrontarlo, insieme a Karen e a sua nipote Allyson (Andi Matichak), in una partita finale per la morte o la vita.
Con “Halloween”, Jamie Lee Curtis – figlia d’arte di Tony Curtis e Janet Leigh (la protagonista di “Psycho” di Alfred Hitchcock – è diventata un’icona dei film di genere e, quarant’anni dopo, ritorna a vestire i panni della combattiva Laurie Stroode, nell’undicesimo capitolo dell’omonima saga creata da John Carpenter, punto di riferimento mondiale nel mondo del cinema dell’orrore che in questa pellicola si sposta alla produzione e cura la colonna sonora. Invecchiata e assetata di vendetta, accetta l’ostilità della figlia pur di proteggere se stessa e la propria famiglia. «Quello di Laurie è sicuramente il personaggio più completo e profondo che io abbia mai interpretato. Adesso, quattro decenni più tardi, vedremo che effetto ha avuto su di lei l’incontro con quel killer nel 1978. Abbiamo una cosa fondamentale in comune: essere parte di quel progetto di John Carpenter ci ha cambiato la vita per sempre», ha detto l’attrice, a cui la Festa del Cinema di Roma ha dedicato una masterclass.
Il regista David Gordon Green cerca di rendere omaggio a Carpenter e al suo inconfondibile stile di ripresa, che segue ininterrottamente i passi del killer, mettendo una grande tensione psicologica nel pubblico che, vittima dopo vittima, attende trepidante lo scontro finale tra Michael Myers e Laurie Strode. Anche se siamo lontani dai fasti del primo capitolo, le citazioni e i rimandi si sprecano (già i titoli di testa imitano quelli del 1978) e fanno felici i fan della saga.
Monica Scillia