Motherless Brooklyn I segreti di una città – Recensione

Lionel Essrog è un solitario detective privato nella New York degli anni ’50. Lionel ha la sindrome di Tourette, che gli crea non poche difficoltà nel relazionarsi con gli altri. L’omicidio del suo capo, ma anche mentore e unico amico, Frank Minna, lo porterà a indagare partendo da pochissimi e confusi indizi. Grazie anche alla sua mentalità contorta e ossessiva, Lionel riuscirà a svelare una serie di segreti che coinvolgono non solo il passato di Minna, ma il destino dell’intera città. Sullo sfondo i bassifondi di Brooklyn e un jazz club di Harlem, ma anche salotti del potere di New York. “Motherless Brooklyn – I segreti di una città” – seconda prova da regista di Edward Norton – è tratto dal romanzo di Jonathan Lethem, ed arriva oggi, 7 novembre, nelle sale italiane.

Una trasposizione cinematografica iniziata nel 1999, come ha spiegato lo stesso Norton, che nel film è anche il protagonista principale. “Il modo in cui il mio personaggio parla con sé stesso nella sua testa, è merito del genio dell’autore del romanzo Jonathan Lethem. Arriva dritta dal libro ed è una delle cose che mi ha toccato il cuore quando l’ho letto”, ha raccontato Norton che ha presentato la pellicola, il mese scorso, alla Festa del Cinema di Roma. “Il personaggio del libro è memorabile, e così ho deciso di legarlo alla storia sociale di New York. E’ la città in cui vivo da 30 anni, la amo nonostante ci siano, oltre alle cose meravigliose, tante altre disfunzionali. Un puzzle complicato proprio come quello del mio film. Ma questa non è certo un’epoca in cui possiamo permetterci il cinismo e l’apatia”, ha spiegato ancora l’attore e regista.

Proprio la trasposizione dei personaggi contemporanei di Lethem in un’epoca così diversa, è uno dei punti di forza della pellicola. Le atmosfere difficili, spesso drammatiche, di quegli anni, la musica che ha un ruolo fondamentale nel film, il momento storico. Tutti elementi che si legano perfettamente alla trama originaria. “Volevamo raccontare il jazz degli anni ’50 e i musicisti di quegli anni – ha detto ancora Norton – da Charlie Parker a Miles Davis, facevano delle grandi improvvisazioni che per i loro cambiamenti quasi ossessivi rimandano, in qualche modo, alla sindrome di Tourette. La musica è un conforto per la testa del protagonista e in un film era giusto tentare di rendere questo concetto meno verbale e più cinematografico”. La colonna sonora è stata composta da Daniel Pemberton con Wynton Marsalis alla tromba, mentre la canzone originale è stata scritta e cantata da Thom Yorke.

Nel cast, oltre a Edward Norton – ottimo in una performance non semplice – ci sono Bruce Willis, Willem Dafoe, Bobby Cannavale, Alec Baldwin e una bravissima Gugu Mbatha-Raw. “Motherless Brooklyn” che vede Norton nei panni anche di sceneggiatore e produttore, è un omaggio al noir più classico, ben condito con le nevrosi legate alla contemporaneità. Un film lineare, puntuale e chiaro, dettato da ritmi ben precisi e da un intreccio solido. In questa linearità chiaramente scandita si innesta perfettamente la sindrome di Tourette che accompagna Lionel: l’imprevedibilità dei suoi “scatti” hanno lo stesso effetto delle improvvisazioni in un pezzo jazz.

 

Sonia Arpaia