The Place – Recensione

Otto sconosciuti stringono un patto con un uomo misterioso (Valerio Mastandrea), che trascorre le sue giornate seduto sempre allo stesso tavolino di un bar, dove si siedono si siedono un poliziotto (Marco Giallini), una suora (Alba Rohrwacher), un giovane sbandato (Silvio Muccino), una ragazza col mito della bellezza (Silvia D’Amico), un meccanico (Rocco Papaleo), un giovane padre (Vinicio Marchioni), una donna innamorata (Vittoria Puccini), un cieco (Alessandro Borghi) e un’anziana signora (Giulia Lazzarini). Tutti hanno un desiderio da esaudire, tutti ricevono in cambio un compito da portare a termine, a volte difficile, a volte immorale. L’unica che si interessa di lui è la cameriera del bar (Sabrina Ferilli), che sembra soffrire la solitudine quasi quanto lui.

Cosa sei disposto a fare per ottenere quello che vuoi? È questa la domanda alla base di “The Place”, uno dei film italiani più attesi della stagione, un fantasy-drama che segna il ritorno alla regia di Paolo Genovese dopo il successo di “Perfetti sconosciuti” (oltre 17 milioni di incasso). A ispirare il film, come ha raccontato il regista, è stata una serie tv canadese, “The Booth at the End”, che metteva in scena la parte più nera delle persone. Una pellicola coraggiosa, quasi teatrale perché ambientata in un unico luogo: i dialoghi sono fondamentali – come Genovese aveva sperimentato in “Perfetti sconosciuti” – ma la sceneggiatura di “The Place” risulta piuttosto debole. Peccato, perché invece le interpretazioni degli attori sono sorprendenti, a partire da Mastandrea, alle prese con un ruolo difficilissimo. Sulla sua faccia passa tutto, riesce a rendere convincente e credibile un personaggio a dir poco surreale: non è Dio, ma non è il demonio, è semplicemente uno che – per dirla con le sue parole – “crede nei dettagli”. È proprio sui dettagli però che si perde la pellicola di Genovese: dopo una partenza che incuriosisce lo spettatore, sembra incartarsi su se stessa, rincorrendo un intreccio forzato e troppo prevedibile. Mastandrea a parte, il cast – soprattutto maschile – regala performance riuscitissime, anche se alcuni personaggi sono più riusciti e più interessanti di altri (Papaleo e Borghi su tutti).

Monica Scillia