Tutti i soldi del mondo – Recensione

Il nipote del magnate del petrolio J. Paul Getty (Cristopher Plummer), l’adolescente Paul (Charlie Plummer), viene rapito a Roma da una banda di criminali calabresi, che chiede un riscatto di 17 milioni di dollari. La madre del ragazzo, Gail (Michelle Williams), si precipita dall’ex suocero a chiedergli di pagare la somma, ma il miliardario si rifiuta persino di riceverla e, anche se questo potrebbe significare la morte del nipote, annuncia alla stampa di non voler sborsare neanche un dollaro: “Se ora pagassi solo un penny, mi ritroverei con 14 nipoti rapiti” dice Getty, che però invia a Roma uno dei suoi più fidati collaboratori, l’ex agente della CIA Fletcher Chace (Mark Wahlberg), per indagare sul rapimento e liberare il ragazzo, ma la prigionia sarà molto più lunga e dolorosa del previsto.

“Tutti i soldi del mondo” aveva tutte le carte in regola per essere un thriller da Oscar: un regista di culto come Ridley Scott a dirigere un cast stellare (magistrale l’interpretazione di Michelle Williams), un caso di cronaca nera internazionale, sullo sfondo di una scenografia “naturale” spettacolare come Roma. Eppure il risultato è disastroso: in città si respira un clima da Dolce Vita, ben diverso dalla realtà degli anni Settanta, e la pellicola diventa una messinscena che mescola aneddoti ed episodi realmente accaduti a ricostruzioni fantasiose e surreali. Ad esempio, il sequestro del rampollo avvenne a Piazza Farnese e non a Porta Maggiore, come mostra la pellicola; nella realtà, non vi è traccia della caccia all’uomo scatenata dai rapitori che vogliono uccidere Paul, rifiugiatosi in un paesino dell’entroterra calabrese (nella realtà, venne soccorso da un camionista sull’autostrada). Per non parlare della scena madre sulla morte del vecchio Getty, che avvenne nel 2011 e non subito dopo il rilascio del nipote. Michelle Williams a parte, il cast è fuori parte: Mark Wahlberg, nei panni un’ex CIA che – nel look e nell’atteggiamento – sembra più un ragioniere che un agente segreto. Si salva Romain Duris, uno dei membri della banda dei rapitori, mentre non si può dire lo stesso del bandito Nicolas Vaporidis; tra gli attori italiani, il più in parte appare Marco Leonardi nei panni del boss della ‘ndrangheta che “acquista” l’ostaggio. Viene da chiedersi come sarebbe stata l’interpretazione di Kevin Spacey, scelto dal regista per il ruolo del vecchio Getty e poi sostituito – a riprese ultimate – dall’88enne Christopher Plummer, dopo che Spacey dalle accuse di molestie sessuali a film oramai ultimato. Plummer riesce comunque a rendere bene il personaggio di Getty, a metà tra Scrooge e Paperon de’ Paperoni.

Monica Scillia