Judy – Recensione

La leggenda dello showbiz Judy Garland (Renée Zellweger) arriva a Londra per esibirsi al The Talk of the Town. Sono passati trent’anni da quando è diventata una star grazie a “Il Mago di Oz”, il film che le ha regalato un successo mondiale ma le ha “rubato” l’adolescenza. Mentre si prepara per lo show, Judy litiga con i manager e affascina musicisti e fan con le sue intense interpretazioni, ma è esausta, afflitta dai ricordi di un’infanzia perduta e tormentata dal desiderio di tornare a casa. È solo sotto le luci del palcoscenico che prende finalmente vita, mentre nei momenti di sconforto riaffiorano i flashback della sua infanzia. Sotto contratto con la Metro-Goldwyn-Mayer, la Judy adolescente (Darci Shaw) è esausta e affamata. Non dovrebbe mangiare e viene tenuta sveglia dalle pillole che le vengono fatte prendere per non ingrassare, mentre Louis B. Mayer (Richard Cordery), incombe minacciosamente su di lei e le ricorda che, come le ha regalato il successo, può farla inesorabilmente sparire dalle scene.

Renée Zellweger va “Over the rainbow”

“Judy” è una lettera d’amore al talento della Garland, un omaggio alla sua tenacia e alla sua ironia. Basato sull’opera teatrale di Peter Quilter, “End of the Rainbow”, “Judy” è uno di quei biopic che cercano di incapsulare la sostanza dell’intera esistenza di una leggenda, concentrandosi sui momenti apparentemente più rappresentativi di una vita complessa e tormentata. Renée Zellweger, candidata all’Oscar come Miglior attrice, interpreta magistralmente tutti i volti di “Judy”: madre preoccupata, amante bisognosa, disastro, leggenda. Non canta esattamente come lei (chi potrebbe?), ma riesce a catturare la “fame” nei suoi occhi, come se avesse paura che il suo talento potesse sfuggire da lei in qualsiasi momento. Invece di concentrarsi su una banale imitazione, la star di “Chicago” e de “Il diario di Bridget Jones” – qui in una delle migliori esibizioni in carriera – cerca una sintonia, un punto di contatto con la star. Quando Renée Zellweger appare sullo schermo, non c’è nulla che possa suggerire che Judy Garland stia attraversando il momento più drammatico della sua vita: sembra forte, con occhi e sorriso luminosi, attraversa la hall di un sontuoso hotel con i suoi due figli più piccoli, Lorna (Bella Ramsey) e Joey (Lewin Lloyd), come una vera star. Eppure è al verde e non ha un posto dove andare, la sua carriera è sul viale del tramonto e l’ex marito vuole che i bambini si trasferiscano a casa sua. Con la sua “Judy”, Renée Zellweger permette allo spettatore di scoprire da vicino una donna che ha avuto una terribile fortuna e un gusto ancora peggiore negli uomini, ma che ha anche saputo, nei suoi momenti più drammatici, ridere di tutto. Anche quando il film scivola verso la banalità, Renèe Zellweger riesce a uscire fuori dagli schemi: la sua versione di “Over the Rainbow” fa commuovere.

Monica Scillia