Sei ancora qui – Recensione

Sono ancora qui

Una terribile esplosione in un laboratorio scientifico sperduto nell’Illinois ha lasciato il mondo infestato dai redivivi, dei fantasmi che appaiono e scompaiono per pochi istanti ogni giorno, compiendo sempre le stesse azioni in loop. Dieci anni dopo, la 16enne Ronnie (Bella Thorne), che nell’esplosione ha perso il padre, riceve un messaggio terrificante e minaccioso da parte di uno dei redivivi che, secondo gli scienziati, non possono comunicare con il mondo reale. Con l’aiuto del misterioso compagno di scuola Kirk (Richard Harmon) e del suo insegnante (Dermot Mulroney), Ronnie si avventura in una dimensione oscura, in cui i vivi e dei morti si sovrappongono, e inizia una disperata corsa contro il tempo per fermare il suo assassino, scoprire la verità sui redivivi e superare il senso di colpa che la accompagna dal giorno della morte di suo padre.

Tratto dall’omonimo romanzo di Daniel Waters – in uscita il prossimo 2 ottobre edito da Sperling & Kupfer – e diretto da Scott Speer (che ritrova sul set Bella Thorne dopo il teen-drama “Il sole a mezzanotte”), “Sei ancora qui – I still see you” è pensato e realizzato espressamente per un target di teenager: la storia scorre velocemente, ma priva di colpi di scena e, nel calderone tipico di questo genere cinematografico, gli elementi fantasy tipici delle saghe di “Hunger Games” e “Twilight” si amalgamano poco e male con la sottotraccia romantica che lega i due protagonisti: quasi inespressiva Bella Thorne (in versione dark), decisamente poco empatico Richard Harmon. Se la cava meglio Dermot Mulroney (lo ricordiamo soprattutto per il ruolo dell’oggetto del desiderio di Julia Roberts e Cameron Diaz ne “Il matrimonio del mio migliore amico”), che però non riesce a salvare una pellicola dai dialoghi strampalati e dagli innumerevoli buchi narrativi. Uno dei pochi elementi di originalità è rappresentato dal contesto perennemente innevato, che esalta la fotografia gelida di Simon Dennis.

Monica Scillia